Rispondo alle vostre domande - Q&A pt.1

In questo contenuto rispondo per la prima volta alle domande che mi avete posto sui social!

100 Mila sui conti correnti. È da folli?

In caso di difficoltà finanziare dell’istituto presso cui hai il denaro, il deposito è garantito dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) fino ad un massimo di 100.000€. Oltre i 100.000€ il deposito può essere intaccato in caso di salvataggio interno della banca che ha subito perdite patrimoniali importanti. In caso di dissesto o rischio di dissesto della banca, c’è una precisa procedura di risoluzione che coinvolge prima i possessori di azioni, poi i possessori obbligazioni subordinate e obbligazioni ordinarie non garantite ed infine i depositi oltre i 100.000€

L’immagine che segue mostra la gerarchia che si segue in caso di bail-in della banca.

Immagine – gerarchia della banca in caso di bail-in

Gerarchia della banca in caso di bail-in

Fonte: https://www.consob.it/web/investor-education/in-caso-di-dissesto-di-una-banca

È da folli mantenere molta liquidità sul conto corrente in quanto questa perde di potere d’acquisto per effetto dell’inflazione. Con un’inflazione sopra all’8% nel 2022, la liquidità parcheggiata sul suo conto corrente ha perso di potere d’acquisto ossia oggi non può comprare le stesse cose che avrebbe comprato lo scorso anno con 100.000€, ma qualcosa di meno.

Il grafico che segue mostra l’andamento dell’inflazione in Italia negli ultimi 5 anni, evidenziando come nel 2022 ci sia stato un picco nella crescita del livello dei prezzi, picco che ha portato il cash depositato in conto corrente a svalutarsi.

Grafico – l’inflazione in Italia negli ultimi 5 anni

L’inflazione in Italia negli ultimi 5 anni

Gli investimenti efficienti servono per permettere alla liquidità di rivalutarsi e non perdere il potere d’acquisto del denaro nel tempo, premettendo di mantenerlo invariato nel tempo.

Ad esempio, se il tasso d’inflazione medio atteso per i prossimi 10 anni è del 2,5% e il portafoglio rende un 4% netto annuo si va a più che compensare l’effetto dell’inflazione sui nostri risparmi.

 

Parto da zero… prima cosa concreta che mi consigli?

La prima cosa concreta che posso consigliare a tutti coloro che vogliono iniziare ad investire è avere un fondo di emergenza, ossia un cuscinetto di liquidità a cui attingere in caso di necessità.

Prima di investire denaro sui mercati finanziari è sempre bene avere una somma pronta a coprire eventuali rischi esogeni: in linea di massima la somma che consiglio ai miei clienti e a chi si vuole affacciare per la prima volta al mondo degli investimenti va dai 10.000€ ai 15.000€.

Una volta compreso il capitale disponibile all’investimento al netto del fondo di emergenza si deve capire la propria propensione al rischio ed il proprio orizzonte temporale: sono step fondamentali alla base del processo di investimento.

A seconda dei propri obiettivi e della propria propensione al rischio seguirà una precisa struttura di portafoglio e una strategia; molto spesso mi capita di analizzare portafoglio (Diagnosi di Portafoglio) costruiti senza considerare questi elementi, composti da strumenti eccessivamente rischiosi, inefficienti e costosi, frutto di un mero collocamento e non di una pianificazione attenta, puntale e orientata al raggiungimento degli obiettivi.

 

Posso avere dei finanziamenti non avendo reddito dimostrabile? Ma ho qualcosa messo da parte…

Si è possibile, si tratta dei “prestiti senza busta paga”; è una tipologia di finanziamento che talvolta le banche concedono a coloro che non dispongono di una busta paga o di un reddito da lavoro dipendente, ma necessitano di liquidità.

Le somme erogate vanno tendenzialmente da un minimo di 2000€ ad un massimo di 60.000€ e, in linea di massima, è molto difficile ottenere tali tipologie di prestito.

Tra i principali soggetti che possono richiedere questa tipologia di prestito rientrano:

  • le casalinghe,
  • i disoccupati che possiedono una rendita che garantisce loro un’entrata mensile
  • gli studenti che fanno un lavoro part-time.

Per richiedere questa tipologia di prestito è necessaria la presenza di un garante in possesso dei requisiti di straordinarietà e di accessorietà: la banca prima di concedere il prestito deve esaminare bene anche le caratteristiche del garante, richiedendo precise garanzie.

Non basta avere quindi qualcosa messo da parte per avere accesso, mediante i canali più tradizionali, al credito: avere un reddito dimostrabile è un requisito fondamentale per avere prestiti da parte di istituti di credito.

 

Per migliorare l’economia e diminuire il debito sovrano non si potrebbe portare l’inflazione base al 3% (anziché al 2%) così da diminuire il debito e far ripartire i mercati?

Il dibattito sull’inflazione si è riacceso dopo decenni. Dopo un periodo di inflazione molto bassa (o addirittura negativa), nel 2022 in Italia si è registrato un dato pari al +8.1% su base annua rispetto al 2021.

Il grafico che segue mostra l’andamento dell’inflazione nell’area Euro, evidenziando come a partire da fine 2022 la crescita dei prezzi sia stata importante per poi rallentare negli ultimi mesi.

Grafico – inflazione area Euro

Inflazione area euro

Il livello target del 2% è stato deciso dagli economisti e dalle Banche Centrali in quanto ritenuto livello appropriato che va a garantire una crescita economica costante e protegge dai rischi di deflazione, dove con deflazione si intende un calo generale dei prezzi.

Quando i prezzi sono stabili non viene intaccato di molto il potere d’acquisto di una valuta, non portando a svalutazioni monetarie importanti e permettendo ai cittadini di detenere denaro senza che questo si vada a svalutare significativamente di anno in anno.

Un’inflazione superiore al livello target porterebbe alla svalutazione monetaria e alla poca credibilità nei contratti di prestito a lungo termine: chi andrebbe a prestare denaro sapendo che, per effetto dell’inflazione, l’effettivo costo del prestito sarà molto più basso?

 

Perché ciò che ha fatto salire SVB non dovrebbe ripetersi? I bond di tutte le banche sono in discesa

Quanto accaduto alla Silicon Valley Bank è stato un problema in primis di risk management. L’attività di una banca si basa sulla trasformazione delle scadenze e ogni banca ha un attivo a lunga durata contro un passivo a breve.

Il bilancio di una banca ha quindi attività a lunga scadenza e passività a scadenza mediamente inferiore. L’immagine che segue è una rappresentazione semplificata del bilancio di una banca, rappresentazione che ci aiuterà a capire quanto accaduto alla SVB

Immagine – il bilancio di una banca

ATTIVO

PASSIVO

Cassa

Depositi

Prestiti

Obbligazioni bancarie

Azioni e partecipazioni

Capitale

Obbligazioni

Riserve

Fonte: elaborazione propria

La SVB non si è coperta dal rischio tasso, ossia dall’impatto che il rialzo dei tassi avrebbe avuto sul proprio portafoglio obbligazionario (lato attivo). L’aumento dei tassi che c’è stato nel 2022 e la mancata copertura da tale tipologia di rischio ha portato a perdite irrealizzate importanti e, per stabilizzare la propria struttura patrimoniale, il management di SVB ha optato per un aumento di capitale.

Tale operazione è stata accolta dal mercato come un segnale di forte squilibrio finanziario dell’istituto, portando ad una corsa agli sportelli: ben 42 miliardi di dollari sono stati prelevati in un solo giorno, portando l’istituto al collasso.

Il pronto intervento delle autorità regolatrici americane a tutela dei depositanti ha calmato la situazione e impedito il contagio.

Tale situazione ci porta a due conclusioni:

  • La corsa agli sportelli in massa può avere un impatto devastante sul sistema bancario. Ragionando per assurdo e immaginando che tutti i correntisti prelevino allo stesso momento, il sistema bancario cesserebbe di esistere. La fiducia è quindi un elemento cardine del sistema bancario senza la quale potrebbero esserci pesanti tensioni;
  • Con una gestione del rischio differente non sarebbe mai avvento il collasso di SVB. Tutte le banche con impatto sistemico hanno un risk management preciso che vuole neutralizzare ogni tipologia di rischio per la banca.

Trovo quindi difficile che possa ripetersi il caso SVB su banche di rilevanza sistemica dal momento che queste hanno precisi requisiti patrimoniali da rispettare e dipartimenti di risk management efficienti ed articolati. Su banche di piccole dimensioni potrebbero accadere situazioni analoghe a SVB in quanto la vigilanza su di esse è meno stringente ed i requisiti patrimoniali da rispettare sono meno stringenti.

 

Secondo te, se l’inflazione dovesse rimanere alta nei prossimi anni, quali assets ne gioverebbero?

Un contesto di inflazione alta e crescita economica nulla è definito stagflazione. Qualora l’inflazione si mantenesse elevata e la crescita economica fosse stagnate gli asset da prediligere sarebbero i metalli preziosi, l’azionario value e a livello di bond, la componente inflation-linked.

Il grafico che segue mostra come hanno performato durante la stagflazione degli anni ’70 le principali asset class, evidenziando come le asset class che hanno meglio performato in termini di rendimenti reali siano state le materie prime.

Grafico – il rendimento reale delle principali asset class durante gli anni ‘70

Il rendimento reale delle principali asset class durante gli anni ‘70

Attualmente le previsioni di crescita per gli Stati Uniti sono del 2.5% medio annuo tra il 2024 ed il 2026 mentre per l’Area Euro dello 0,8% nel 2023 e dell’1,6% nel 2024, facendo ipotizzare come più plausibile uno scenario di inflazione sopra al livello target ancora per un periodo di tempo e crescita economica.

In un contesto macroeconomico incerto è bene avere in portafoglio asset class pronte a ben performare indipendentemente dal contesto, inserendo assets che proteggono in caso di inflazione sopra le aspettative e/o persistentemente elevata e asset pronti a ben performare in caso di rallentamento nella crescita del livello dei prezzi.

 

Investimento di denaro per figli piccoli

Avevo già parlato di questo argomento in un video e nell’articolo ad esso correlato Fare un piano d’accumulo per i figli ha senso. Intestarglielo? Ne ha meno.

A mio avviso ha senso fare un piano d’accumulo o un investimento corposo iniziale con ottica di lungo periodo per i figli dal momento che, avendo questo investimento un orizzonte temporale lungo, i frutti raccolti potrebbero essere importanti anche investendo somme relativamente basse.

Parlando di investimenti per i figli piccoli mi piace mostrare il grafico dell’MSCI World, l’indice che rappresenta l’andamento delle azioni delle principali aziende del mondo. Il grafico che segue mostra l’andamento tra il 2008 e il 2023: l’indice ha quasi triplicato il proprio valore facendo registrare rendimenti importanti.

Su base annua, il rendimento fatto registrare dall’indice negli ultimi 10 anni è stato pari al 9,36%. Chiaramente, essendo uno strumento esposto interamente all’azionario, le oscillazioni potrebbero essere frequenti e significative, ma il lungo orizzonte temporale dell’investimento rende lo strumento adatto ad un investimento per un figlio.

Grafico – l’andamento dell’MSCI World tra il 2008 e il 2023

L'andamento dell’MSCI World tra il 2008 e il 2023

Fonte: https://www.msci.com/documents/10199/178e6643-6ae6-47b9-82be-e1fc565ededb

Condivido la scelta di fare un PAC o un investimento spot per i figli, ma non condivido il fatto di intestare l’investimento ai figli dal momento che, sapere ex ante come sarà la maturità e la capacità di scelta del giovanissimo figlio tra 10 o 15 anni è molto complicato e l’alea di incertezza potrebbe essere elavata.

 

Quanto può essere redditizio un PAC nel lungo periodo (10 anni)

La risposta a questa domanda è solo una: dipende! Dipende su tutti da tre fattori:

  1. Il contesto macroeconomico;
  2. La propensione al rischio e l’asset allocation derivante da essa;
  3. Gli strumenti finanziari nei quali si va ad investire.

Spiego brevemente i tre fattori.

Il contesto macroeconomico

Il contesto macroeconomico di riferimento è molto influente e, un’allocazione di portafoglio errata, potrebbe portare a rendimenti nulli su archi temporali decennali. In finanza si parla di lost decade quando ci si riferisce ad una fase di rendimenti nulli su un determinato arco temporale.

Il grafico che segue mostra le lost decades del portafoglio 60/40 dell’investitore statunitense a partire dal 1900, evidenziando come nel lungo periodo ci sia sempre stata una crescita ma, l’investimento di tutto il capitale in un'unica soluzione in determinate fasi storiche abbia fatto registrare rendimenti talvolta nulli per archi temporali prolungati.

Grafico – Lost decades del portafoglio 60/40 dell’investitore americano

Lost decades del portafoglio 60/40 dell’investitore americano

Il contesto macroeconomico deve essere quindi ben considerato quando si va a strutturare un portafoglio efficiente e la relativa strategia di investimento.

La propensione al rischio e l’asset allocation derivante da essa

In base alla propensione al rischio di un investitore si va a determinare l’asset allocation di portafoglio. Portafogli efficienti più prudenti possono far registrare rendimenti medi annui nell’ordine del 4% mentre portafogli più aggressivi possono arrivare anche al 9% medio annuo.

Il rendimento medio atteso dipende dall’asset allocation e dalla strategia impostata.

Gli strumenti finanziari nei quali si va ad investire.

Determinata l’asset allocation corrispondente agli obiettivi e al profilo di rischio di un investitore, fondamentale è la scelta di strumenti finanziari efficienti e poco onerosi che vadano a replicare fedelmente l’asset allocation selezionata.

Scegliere un fondo a gestione attiva sull’azionario globale piuttosto che il corrispondente ETF può avere un costo opportunità non indifferente (Come dovrebbe essere costruito un portafoglio efficiente).

 

Quanto deve essere bravo un consulente finanziario dell’analisi delle azioni o dei fondi?

L’analisi di un’azione o di uno strumento che replica l’andamento di un paniere di azioni è essenziale nel processo di investimento. Ciò che differisce è la tipologia di analisi che si andrà ad effettuare a seconda dello strumento selezionato.

Nel caso analisi di un’azione entra in gioco l’analisi fondamentale. Il processo di analisi fondamentale consiste nella valutazione dell’azienda in questione, valutazione che porta alla stima dell’effettivo valore intrinseco dell’azione. Tale analisi considera elementi essenziali dell’azienda quali: bilanci, cash flows, management, prospettive future, contesto macroeconomico, contesto concorrenziale, ecc..

Nel caso di un fondo l’analisi è differente e deve considerare l’andamento dello stesso rispetto al benchmark dichiarato. Un fondo a gestione attiva ha l’obiettivo di performare meglio di un determinato benchmark mentre un ETF replica passivamente il benchmark dichiarato: una performance del fondo che si discosta di molto dal benchmark dichiarato è elemento positivo (in caso di sovraperformane) o elemento negativo (in caso di sottoperformance). Considera che su orizzonti temporali lunghi la percentuale di fondi attivi che batte il benchmark è praticamente pari a 0: il grafico che segue evidenzia come su archi temporali superiori ai 10 anni davvero una piccolissima percentuale di fondi attivi ha battuto il benchmark azionario di riferimento.

Grafico – Percentuale di fondi attivi battuti dal benchmark (1 e 10 anni)

Percentuale di fondi attivi battuti dal benchmark (1 e 10 anni)

Oltre ad una valutazione relativa all’andamento rispetto al benchmark, fondamentale è una valutazione dei costi correnti dello strumento. Alcuni strumenti, oltre che essere scarsamente performanti hanno anche costi esageratamente alti, costi che rendono l’investimento un gioco a somma 0, dove ogni potenziale rendimento viene zavorrato dai costi elevati, talvolta prossimi anche al 4%!

Ultimo, ma non meno importante, è la valutazione della liquidità del fondo: se i sottostanti hanno un mercato vasto e sono liquiditi, la liquidità del fondo è alta. Fondamentale è prediligere strumenti con un mercato molto liquido, caratteristica fondamentale in caso di disinvestimento.

 

Ciao! Cosa ne pensi dei mercati della Cina?

La Cina è, insieme all’India, uno dei Paesi Emergenti più interessanti da un punto di vista di crescita economica attesa.

La Cina ha vissuto una fase differente rispetto alle economie dei Paesi Occidentali, complice la crisi del settore immobiliare e le chiusure per frenare la pandemia che si sono prolungate per più tempo: la fine della politica zero Covid e la conseguente riapertura ha portato al rialzo la domanda di materie prime del Paese e le aspettative di crescita per il 2023 superano il 5%.

Il grafico che segue mostra la crescita reale del GDP stimata dal Fondo Monetario Internazionale per la Cina. Il Gross Domestic Product è atteso crescere significativamente fino al 2028 e questo potrebbe avere un importante impatto sull’azionario del Paese.

Grafico – Previsioni di crescita del GDP reale in Cina

Previsioni di crescita del GDP reale in Cina

L’azionario cinese è stato penalizzato pesantemente dalle scelte del Governo circa la quotazione delle società cinesi sulla borsa statunitense; il rischio di interferenze del Governo è concreto e le società cinesi quotate a Wall Streen quotano su multipli molto più bassi rispetto ai peer americani. La valutazione “a sconto” è quindi determinata dal rischio di interferenze politiche.

La Cina come area geografica è quindi molto interessante e, in un portafoglio ben diversificato, deve essere presente; d’altra parte, per via del rischio connesso all’investimento, la quota da destinare alla Cina non deve eccedere determinate percentuali sul totale del portafoglio.

 

Con l'ultima domanda si conclude la sessione di Domande e Risposte di questo mese. Se hai curiosità o consigli su cui ti farebbe piacere avere un mio commento non perderti la sessione del mese prossimo!

Un caro saluto,

Davide

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Davide Berti, consulente finanziario

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Mission

In un mondo basato sulle dinamiche economiche, dove troppo spesso le conoscenze finanziarie sono limitate o assenti, verificare la professionalità di un consulente è necessario quanto difficile. Per questo affianco al mio lavoro questo progetto di consapevolizzazione.

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In un mondo basato sulle dinamiche economiche, dove troppo spesso le conoscenze finanziarie sono limitate o assenti, verificare la professionalità di un consulente è necessario quanto difficile. Per questo affianco al mio lavoro questo progetto di consapevolizzazione.