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Con il termine inflazione si intende un aumento progressivo del livello generale medio dei prezzi o anche una riduzione del potere d’acquisto della moneta: in parole povere, con dieci euro oggi si possono acquistare meno beni e servizi rispetto ad un anno fa.
Analizziamo i differenti tipi di inflazione confrontando la situazione degli Stati Uniti con quella di Europa e Turchia, provando a capire le differenti conseguenze per l’economia.
Esistono differenti scuole di pensiero circa le cause dell’inflazione. Quelle predominanti risultano essere la teoria keynesiana e la scuola monetarista.
L’obiettivo delle principali banche centrali del mondo (BCE e FED) è quello di mantenere l’inflazione attorno al livello del 2%: per fare ciò la FED in un primo momento e la BCE poi hanno alzato aggressivamente i tassi di interesse, il principale strumento in loro possesso per rallentare la crescita generalizzata del livello medio dei prezzi.
Negli Stati Uniti l’inflazione anno su anno rilevata nel mese di giugno si è attestata a +9,1% rispetto a giugno 2021 mentre in Europa la crescita rispetto allo scorso anno nel livello medio generale dei prezzi è stata dell’8,6%.
Se Stati Uniti ed Europa stanno affrontando una fiammata dell’inflazione importate contro la quale le rispettive banche centrali stanno scendendo in campo con gli strumenti in proprio possesso, in Turchia la situazione sembra più drammatica, con l’inflazione che ha fatto registrare un +80% tra giugno 2021 e giugno 2022.
La banca centrale turca, a differenza della FED e della BCE, sta mantenendo un atteggiamento accomodante, non provando a mantenere l’inflazione entro limiti e target precisi, bensì lasciandola correre e aggiustando i salari al rialzo.
Tali differenti atteggiamenti nei confronti dell’inflazione ci portano al fulcro della questione, ossia quando l’inflazione inizia a fare davvero paura?
L’inflazione è un fenomeno che inizia a spaventare, sia i mercati, sia gli operatori finanziari, quando è inattesa, ossia quando la sua crescita non è inserita nei tassi di interesse e sorprende l’economia.
Un’inflazione contenuta e attesa e proveniente da shock positivi di domanda aggregata è considerata “buona” dal momento che ha impatti positivi sul sistema finanziario, in particolare:
Al contrario, un’inflazione elevata, inattesa e derivante da shock sul lato dell’offerta rappresenta un rischio dal momento che va a causare squilibri e destabilizzazione, definibile come inflazione “cattiva”.
L’inflazione della Turchia è un caso emblematico e potrebbe essere definita come inflazione “brutta” . I prezzi del Paese che si affaccia sul Mediterraneo orientale stanno salendo repentinamente, facendo saltare ogni tipologia di schema di stabilizzazione o di possibile intervento che la banca centrale potrebbe mettere in atto.
Guardando all’inflazione europea rispetto a quella americana appare come la seconda sia prevalentemente causata da uno shock positivo di domanda aggregata (oltre che all’aumento del prezzo dell’energia), mentre la prima sia causata prevalentemente da uno shock sul lato dell’offerta, con la restrizione del gas russo ad incidere pesantemente sull’aumento dei prezzi anno su anno. Il grafico che segue mostra le principali componenti dell’inflazione dell’area Euro evidenziando come l’energia sia la componente trainante.
Fonte: https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Inflation_in_the_euro_area
Un’inflazione come quella europea derivante da shock di offerta è definibile quindi come “cattiva” e per la BCE sarà compito arduo controllarla senza intaccare i fragili equilibri dell’eurozona, pesantemente rallentata dal conflitto Russia-Ucraina.
Comprendere una grandezza come l’inflazione, driver fondamentale per gli investimenti, è importante ed utile al fine di capire l’andamento del ciclo economico senza farsi cogliere impreparati dal punto di vista degli investimenti finanziari.
Resto a disposizione per qualsiasi dubbio o domanda.
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