Bail-in e Bail-out: cosa dobbiamo sapere come risparmiatori?

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Sentendo questi due termini tutti noi ci spaventiamo perché ci viene in mente il ricordo di grandi banche “too big to fail” come Lehamn Brothers tragicamente fallite nella crisi 2007-2008. Ma di cosa stiamo parlando e come ci influenzano queste due parole come investitori? Scopriamolo insieme in queste conciso e preciso articolo.

Bail-in e Bail-out: due norme europee

Bail-in e Bail-out non sono altro che due norme europee che sanciscono come debba avvenire il salvataggio di un istituto bancario in piena crisi, vicino al fallimento.

Bail-out

Partendo dal Bail-out questo viene definito come "salvataggio esterno" ossia da parte dello Stato dove avviene la risoluzione del fallimento bancario. Nel pratico il salvataggio della banca si compie tramite denaro pubblico che lo Stato reperisce dalle tasse pagate dai cittadini: quindi tutti i contribuenti salvano la banca dal fallimento. Questo metodo venne applicato in tutti i salvataggi di istituzioni bancarie nella crisi del 2008 con conseguente notevole aumento del debito pubblico. A causa di questa modalità di risoluzione c’è il noto "moral hazard" (azzardo morale) per i managers delle più grosse istituzioni bancarie che, essendo troppo grandi per fallire, tendono a fare operazioni finanziarie inutilmente rischiose sapendo che saranno sicuramente salvate dallo Stato con un caro prezzo per i contribuenti.

Bail-in

Tutto questo conflitto d’interesse doveva essere ridotto per mantenere il sistema economico il più solido possibile perciò è stato introdotto il Bail-in che venne regolamentato con la Direttiva Europea 2014/59 nota come Direttiva BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive) ed entrò in vigore il 1 Gennaio 2016.

Nel nostro Paese l’autorità di risoluzione (la Banca d’Italia) può decidere di ricorrere anche al Bail-in per salvare una banca in dissesto o a rischio dissesto. Vediamo come funziona a grandi linee il salvataggio interno.

 Strumenti soggetti e gerarchia bail in

Nel bail-in la risoluzione di una crisi bancaria è a carico di azionisti, creditori e correntisti della stessa banca (ovviamente si tocca il denaro degli obbligazionisti solo quando non è abbastanza quello degli azionisti e lo stesso ragionamento vale per i correntisti che vengono chiamati in causa solo quando non sono sufficienti le risorse degli obbligazionisti).

Con le nuove normative contenute nella direttiva BRRD, il prezzo per la gestione della crisi è quindi caricato sui soggetti interni o collegati alla banca stessa. Questo strumento serve a ridurre al massimo l’impatto sui bilanci dello Stato di eventuali alternative di rifinanziamento pubblico e vuole trasferire i rischi agli azionisti, ossia a coloro che hanno investito nel capitale di rischio della banca, e agli obbligazionisti, che all’istituto hanno prestato denaro.

Esclusioni dal bail-in

Sono escluse dal Bail-in le seguenti attività:

  • I depositi di importo fino a 100mila euro (protetti dal sistema di garanzia dei depositi);
  • Passività garantite come covered bonds e altri strumenti garantiti;
  • Passività derivanti dalla detenzione di beni della clientela (come ad esempio il contenuto delle cassette di sicurezza) o in virtù di una relazione fiduciaria (come i titoli detenuti in un conto apposito);
  • Passività interbancarie (ad esclusione dei rapporti infragruppo) con durata originaria inferiore a 7 giorni;
  • Passività derivanti dalla partecipazione ai sistemi di pagamento con una durata residua inferiore a 7 giorni;
  • Debiti verso dipendenti, debiti commerciali e quelli fiscali purché privilegiati dalla normativa fallimentare.

In caso di conti cointestati con valore maggiore di 100 mila euro è importante ricordare che la soglia è per depositante e non per deposito quindi se ci sono 3 conduttori del conto la soglia massima garantita sarà di 300 mila euro. Per quanto riguarda i conti correnti, anche per la parte eccedente i 100mila euro, i depositi ricevono un trattamento preferenziale: come già accennato sopporterebbero un sacrificio solo nel caso in cui l'utilizzo di tutti gli strumenti con un grado di protezione minore nella gerarchia fallimentare non fosse sufficiente a coprire le perdite e a ripristinare un livello adeguato di capitale.

In conclusione, dunque è importante farsi assistere da un buon consulente che analizzi a 360 gradi la situazione del proprio cliente per eliminare eventuali rischi e posizioni rischiose che lo potrebbero gravemente compromettere.

Quando scegliete la vostra banca di fiducia assicuratevi che sia abbastanza solida e strutturata per farvi dormire sogni tranquilli e non lasciate troppi soldi sul conto che poi ci pensa l’inflazione a farvi diminuire il potere d’acquisto.

Lo so, lo so… ci sono problematiche su tutti i fronti ed i “nemici” da affrontare sono tanti... fallimenti bancari, inflazione, strumenti finanziari, venditori, emotività... ma sono qui per questo.

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Davide Berti, consulente finanziario

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Il rischio negli investimenti

Al giorno d'oggi non esiste una grande organizzazione che non abbia un ramo che si occupi di gestione dei rischi. Il rischio non deve essere visto come un giocare d'azzardo. Il rischio è un qualcosa omnipresente che va dominato, come la paura. E attenzione: spesso, ad un alto rischio non è detto corrisponda un alto possibile guadagno! Vediamo insieme qualitativamente e quantitativamente quali sono i rischi dei vari strumenti finanziari, come bilanciarli, affrontarli e, se possibile, evitarli.

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Mission

In un mondo basato sulle dinamiche economiche, dove troppo spesso le conoscenze finanziarie sono limitate o assenti, verificare la professionalità di un consulente è necessario quanto difficile. Per questo affianco al mio lavoro questo progetto di consapevolizzazione.

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